Un’altra Africa
Nell’inconscio collettivo europeo, l’Africa come terra a sé è separata dalla storia del mondo, o per lo meno, la si ricorda esclusivamente per le sue pandemie, carestie e per le c.d. guerre asimmetriche,cioè condotte non da forze strutturalmente analoghe, attuando modalità di guerriglia e terrorismo, mediante l’utilizzo di armi piccole e leggere.
Si ha la sensazione che gli europei abbiano il bisogno di inventare l’Africa, specchio delle loro affermazioni narcisistiche di presunta superiorità, specchio dentro il quale proiettiamo noi stessi, le nostre false certezze, l’incapacità di pensare alla speranza e al futuro.
Le culture occidentali,nella generale mercificazione delle cose e delle persone imposta dal pensiero economico, pongono l’accento sulle grandezze quantitative tralasciando le valenze della qualità.
A detta di Jean Leonard Touadi , l’Africa non è né povera né ricca. E’ semplicemente umana come tutti, con alti e bassi, con un passato e un futuro, con gli inevitabili tormenti del vivere quotidiano.
Con la differenza che essa sa ridere di tutto questo. E sanno ridere i giovani di Soko-Kenya, che hanno ideato e realizzato abiti e accessori, affinchè la popolazione impari un mestiere. Un’altra visione del lavoro e del vivere quotidiano, spingendo la povertà e la carità più in là. Si tratta di produzione “etica ed eco-friendly”, destinata all’esportazione. Un altro modo di guardare l’Africa e all’Africa, oltre i fondi calati dall’alto, la carità a pioggia, i falsi perbenismi e le dimenticanze. E’ necessario dotare il Continente “nero” di mezzi necessari alla creazione di poli produttivi e nello stesso tempo etici.
La prossima scommessa sarà quella di abbinare esportazione e consumo interno.
Questi i marchi dei giovani designer e fashion blogger che scelgono l’Africa e i suoi giovani per creare capolavori:
Edun;
Made;
Sika.