Una mela (marcia) al giorno toglie il medico di torno
Recita il Giuramento di Ippocrate: «Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro: di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento; […]».
In un’Italia già sfiduciata nella politica e non solo, questo sembra non essere un valido precetto da seguire per alcuni medici italiani, che hanno abbandonato il senso etico delle loro azioni per il vil denaro.
Infatti, è di questi giorni la notizia dell’inchiesta avviata dai carabinieri del Nas che hanno indagato 67 medici di 40 ospedali italiani e 12 informatori scientifici di un’azienda farmaceutica.
Secondo gli investigatori alcuni medici, con uno specifico tariffario, ricevevano dalla casa farmaceutica un corrispettivo per ogni nuovo paziente inserito nella terapia di Omnitrope (un ormone della crescita biosimilare); soldi ufficialmente erogati come contributo spontaneo in favore di una Onlus. Non solo contributi in denaro ma anche viaggi e alberghi di lusso a Montecarlo, Londra, New York e Kyoto, e regali, dai computer ai jeans, ai contributi a convegni.
Non è notizia di oggi, invece, che le lobby farmaceutiche detengano un forte potere attraverso il quale riescono a determinare il corso politico, scientifico e informativo del progresso e della (presunta) necessità terapeutica delle cure proposte.