Tutti scrittori, ma sarà vero?
Ci sono libri che ci sussurrano, che ci chiamano con il sospiro delle emozioni. Libri, alcuni libri, che con le ali dei sogni, quelli marchiati su carta, ci parlano di sentimenti, di storie, di desideri nascosti. Detta così, quello dell’inchiostro sembra un mondo fantastico. Di certo lo è. Ma non è tutto oro quello che luccica. Ebbene sì. Numerose le iniziative, spesso private, per promuovere l’uscita editoriale di un dato libro. Storico, invece, l’appuntamento con la Città del Libro di Campi Salentina, rassegna nazionale degli autori e degli editori del Mediterraneo. Manifestazione che ha raggiunto il suo diciottesimo anno di età. Una Città del Libro, quindi, matura, avviata, collaudata. E poi? Una vetrina. Un bazar di case editrici, di titoli, di scrittori. Una sfilata-parata di ospiti, una girandola di gente, appassionati e curiosi. Poi i riflettori si spengono e tutto torna come prima, al silenzio. Gli autori tornano a scrivere con sacrifico, passione, fatica e gli editori accettano i manoscritti che arrivano sulle loro scrivanie. Pile di carta. Accettano, i più. Pochi selezionano il materiale. È vero, siamo in tempo di crisi nera, non possiamo essere “choosy”, fare gli “schizzinosi”, ma avere un senso critico, sì.
Tutti sappiamo scrivere. Ma scrivere per pubblicare non è cosa da tutti. Eppure tutti pubblicano, anche coloro che dovrebbero orientarsi ad altri hobby nella vita, fare altro. Quello dello scrittore è un lavoro. Sì, un lavoro di concentrazione, di ritmi, di fantasia, di belletto delle parole. Tutti sono e si chiamano scrittori, patentati da quelle case editrici che si fanno pagare dagli stessi, dapprima, aspiranti scrittori, poi da contratto scrittori dichiarati, per vedere in stampa le loro parole su carta. È un sogno? No, un paradosso. Le case editrici, che devono far quadrare il bilancio, i numeri, le entrate e non le parole, spesso diventano delle tipografie, stampano. Prima di pubblicare un libro bisognerebbe sceglierlo, valutarne la struttura, la storia, la sostanza. Ogni libro ha una sua dignità, ma non tutto è dignitoso.