Quando l’Arte Racconta La Vita ed Il Futuro Si Sbriciola nel Presente
Raccolgo bracciate di magia senza dividere i pensieri. Tutto mi appare chiaro come acqua di fonte. L’eco ed il respiro del tempo sarebbero rimasti incastrati nella cavità del cuore. Mi fermai ad osservare la città, la mia. Poi volsi lo sguardo altrove. Alle altre. La luce morbida del crepuscolo accarezzò le bellezze architettoniche. Il sole, che scivolò all’orizzonte accompagnando il mio viaggio tra vicoli, balconate, corti, era calato, ma il cielo ne conservava ancora qualche riflesso rossastro. Cercai di trattenere le immagini belle fin dove gli occhi volevano vedere. L’incedere silenzioso del mio sguardo trattenne ogni dettaglio. Sarebbe sembrata una stravagante fantasia, ma le città non sono paesi di illusioni. Chi è cresciuto nelle sue strade sa farsi largo tra i colori, in fondo cos’è la vita senza l’affascinante carezza dei sensi. Poca cosa. Eppure, quei palazzi antichi, le chiese, le biblioteche ristrutturate, parlano di segreti, di sospiri, di storia. I monumenti dipanano il filo della tradizione sino a ricomporlo pezzo dopo pezzo, guardando solo la pietra millenaria. Tenere testa alla trama non è cosa da niente, perché tutto sembra aggrovigliarsi per rendere i pensieri più complicati. È facile, per esempio, perdersi tra i merletti del barocco. Autentici capolavori di un’arte che, per eleganza di forme e ricchezza di elementi decorativi, splendono di luce propria. Anche di notte come una seconda luna. L’evidente bellezza dei monumenti conforta chi si affaccia alle città da estraneo e chi le conosce da sempre ne apprezza un punto alla volta. Non ci si abitua mai al fascino di un luogo che allarga i confini alla bellezza facendoli risuonare fin dentro le fessure dei muri che ci chiamano, ci sussurrano di sostare per tendere le orecchie alla voce secca della storia. Arte, estro, architettura, tutto si fonda in modo sublime. Melodia di pacata approvazione. Quasi fosse un canto, un inno alla bellezza che rinfranca. Girovagando alla ricerca del sorriso giallo miele, che risveglia i ricordi, mi fermai perplessa. Respiravo mito, tradizione, quotidianità, piccole cose grazie all’eclettismo di qualcuno. Qualcun altro, più in là nel tempo, assaporerà le mie stesse emozioni osservando ciò che noi oggi gli lasceremo? Solo in parte. Ne sono certa. Il patrimonio architettonico-monumentale che custodiamo, a volte senza preservarlo come dovremmo, ha un valore inestimabile. I nostri avi hanno lasciato una testimonianza della loro arte, operosità, valore. L’attimo sorge e muore. Ogni frutto ha la sua stagione. L’arte, invece, è senza tempo perché vive in ogni tempo e risveglia la consapevolezza dell’attimo. Mi fermo un istante e penso. Quelli che verranno dopo di noi cosa guarderanno del nostro archivio di arte moderna? Stiro le labbra. L’elenco è per lo più asettico, quasi senza anima. Noi lasceremo per lo più infrastrutture, strade, stadi, zone aeroportuali, qualche monumento di discutibile bellezza nelle piazze, centri di accoglienza, centri sportivi–polifunzionali, molti dei quali da rimettere a nuovo pur essendo nuovi, mai usati. Perché in Italia si spende per costruire, si spande per continuare e si resta a secco a metà dell’opera. E la bellezza ha ancora un valore? Certo. Bisogna solo cercarla. Una sorta di caccia al tesoro, sperando di non guardare al lumicino.