Pan per Focaccia
Storia di volgari criminali, curve da stadio e sobillatori
La vera faccia di bestie feroci travestite da uomini e sottovalutati dal Mondo
L’espressione Rendere pan per focaccia è riferita a chi ricambia con eguale o maggiore asprezza una offesa, un torto o un danno ricevuti. (Wikipedia)
La storia si ripete. Pressoché tutti gli attori principali di questa guerra, come già era accaduto durante il nazismo, sembrano aver covato sin dall’adolescenza un odio immenso per presunti torti subiti. Mine vaganti senza barlumi neanche vaghi di etica e morale, lasciati crescere per sottovalutazione, pronti a scatenare la propria ferocia che si moltiplica esponenzialmente attraverso l’arma della sobillazione.
Una fissione nucleare, capace in breve tempo di polverizzare remore residue in chi per ignoranza diffusa d’un tratto osserva la realtà attraverso la distorsione di una lente creata ad hoc per abbrutirla e renderla insopportabile. Accade così che il proprio vicino di pianerottolo diventi una sagoma di cui diffidare, il proprio quartiere uno spazio da “etno-ripulire”, la propria fede una negazione feroce dell’altrui.
In questa guerra di “tutti contro tutti” in cui tutti han perso come in ogni guerra, chi ha pagato lo scotto maggiore è l’identità definitivamente persa di un popolo oggi senza obiettivi e visione del futuro, che ancora adesso a distanza di vent’anni si è data una regola forse l’unica giusta: escludere il conflitto civile dai libri di scuola. Per evitare revisionismi troppo prossimi al dolore e recrudescenze di fuochi latenti. Vagando senza identità culturale e sociale da vent’anni e per almeno altri dieci. Sospesi fra un’Europa irraggiungibile per quanto muova essa stessa a passo lento e la polveriera del MedioOriente ancora irrisolta.
Di seguito, le brevi storie dei due peggiori criminali di guerra del conflitto balcanico tratte dalle più attendibili fonti nel web.
RATKO MLADIC
Durante le Guerre nella ex-Jugoslavia è stato il braccio esecutivo dei dirigenti politici serbi: accusato di genocidio, crimini contro l’umanità, violazione delle leggi di guerra durante l’assedio di Sarajevo e per il massacro di Srebrenica dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia, è stato arrestato il 26 maggio 2011 dopo 16 anni di latitanza.
Nel 1945 il padre di Mladić venne ucciso dagli Ustascia: la tragica scomparsa porterà Mladić a odiare croati e musulmani.
Il 12 maggio 1992 il Parlamento serbo-bosniaco, per rispondere alla secessione proclamata della Bosnia, istituì l’Esercito della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina; Mladić fu promosso Capo di Stato Maggiore dell’esercito, posizione che mantenne fino al 1996. Il 24 giugno 1994 fu promosso al rango di Colonnello generale con 80.000 uomini sotto il suo comando.
Nei tre anni di guerra che seguirono, le truppe di Mladić commisero diversi massacri contro i civili, stuprando migliaia di donne musulmane (stupro etnico) e istituendo campi di concentramento. La stagione di violenze culminò col Massacro di Srebrenica, compiuto insieme alle forze paramilitari comandate da Arkan (le “Tigri di Arkan”), e indicato dal mondo occidentale come un vero e proprio tentativo di genocidio.
Il 4 agosto 1995, in seguito ad un massiccio attacco dei croati contro la Repubblica Serba di Krajina, Radovan Karad_ić decise di destituire Mladić dal comando dell’esercito e di assumerne lui stesso il comando. Karad_ić motivò la decisione con la perdita di due zone chiave nell’ovest della Bosnia, accusando il soldato per queste perdite. Mladić si rifiutò di lasciare il comando e il grande sostegno popolare di cui godeva costrinse Karad_ić a ritornare sulla sua decisione l’11 agosto.
RADOVAN KARAD_IĆ, è un politico bosniaco, di origini serbe, ex presidente della Repubblica Serba. Tra i protagonisti politici delle Guerre nella ex-Jugoslavia, incriminato per crimini di guerra e genocidio dal Tribunale Penale Internazionale per l’ex-Jugoslavia dell’Aja, a suo carico era stato emesso un mandato di cattura internazionale eccezionale in base all’articolo 61 del Tribunale. Il governo degli Stati Uniti aveva inoltre offerto un premio di 5 milioni di dollari per la sua cattura e per quella del generale serbo-bosniaco Ratko Mladić. Latitante per molti anni, è stato arrestato il 21 luglio 2008 dalle forze di sicurezza serbe.
Nel 1989 Karad_ić fu tra i protagonisti della fondazione in Bosnia Erzegovina del Partito Democratico Serbo che si proponeva di proteggere e rafforzare gli interessi dei Serbi di Bosnia Erzegovina.
Il 3 marzo 1992 un referendum, a cui avevano partecipato solo i Croato-Bosniaci e i Bosniaci Musulmani (mentre era stato boicottato dai Serbi di Bosnia), sancì l’indipendenza della Repubblica dalla Jugoslavia, ormai formata solo da Serbia e Montenegro. Il 6 aprile 1992, la Bosnia ed Erzegovina venne riconosciuta dall’ONU come uno stato indipendente e sovrano. La stessa costituzione titoista prevedeva del resto per ciascuna delle sei repubbliche jugoslave il diritto alla secessione. I Serbi di Bosnia non riconobbero il nuovo stato e proclamarono la nascita nei territori a prevalenza serba della Repubblica Serba (Republika Srpska), di cui Karad_ić divenne il presidente (13 maggio 1992). Assumendo la presidenza della Repubblica, egli divenne il comandante in capo dell’Esercito Serbo-bosniaco con il potere di nomina e revoca degli ufficiali.
Durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina, Karad_ić guidò l’Assedio di Sarajevo e varie pulizie etniche di popolazioni non-serbe; tra queste il Massacro di Srebrenica, genocidio di bosgnacchi e altre etnie di tradizione islamica.
Il 21 luglio 2008 è stato arrestato dalle locali forze di sicurezza, dopo quasi tredici anni di latitanza, mentre si trovava a bordo di un autobus a Belgrado, in Serbia[1], sotto la falsa identità di un militare bosniaco che in realtà era caduto in guerra, Dragan Dabić (Tuzla, 1954 – Sarajevo, 1993).
Recentemente, in un’intervista al Corriere della Sera, il nipote Dragan rilevò che, durante la latitanza, suo zio Radovan veniva spesso in Italia a visitare Venezia e a seguire le partite del Campionato italiano di calcio di Lazio ed Inter, essendo un fan dei calciatori serbi Sinisa Mihajlović e Dejan Stanković, fino a diventare tifoso interista.
Durante un’udienza del processo che lo vede imputato, il 23 luglio 2009, a un anno dalla cattura, Karad_ić ha definito “un’esagerazione” il numero di vittime del massacro di Srebrenica. Sempre durante la medesima sessione, l’imputato ha chiesto l’accesso ai test del Dna delle vittime “per poter stabilire la verità”.
Il suo processo era previsto per il 26 ottobre 2009 ma è stato rinviato ulteriormente a causa della volontà dell’imputato di non presentarsi di fronte ad una Corte che non riconosce e di ritardare la presentazione della sua difesa.
Il 1 marzo del 2010 è cominciato il processo contro Karad_ić, il quale ha smentito tutte le accuse rivoltegli dal tribunale internazionale; in particolar modo ha definito un mito il Massacro di Srebrenica e l’Assedio di Sarajevo,accusando direttamente i musulmani di aver orchestrato tutto per dare la colpa ai serbi di Bosnia. Anche la strage di Markale del 1994, secondo Karad_ić, fu provocata dai bosgnacchi stessi.