Nell’innocenza dei bambini il vessillo di pace
Sono candidati al premio Nobel per la pace. I bambini di Sarajevo sono la speranza, la vita dopo le atrocità vissute per oltre due anni di conflitto civile. Alcuni di loro hanno resistito alla violenza della guerra. Altri, invece, sono caduti in guerra. Vittime di un odio senza confine che ne ha spento la freschezza ed il futuro. Traumatizzati dalla morte vissuta come fatto quotidiano, dalle paure e dalle privazioni, sono il simbolo dell’affermazione della vita comune. I bambini rappresentano anche la fiducia nelle relazioni tra i popoli. Con la loro innocenza, sono i promotori di pace per il genere umano.
“Mi chiamo Adisa e ho 14 anni, e il 15 settembre 1992 è un giorno che non dimenticherò finchè vivrò, ma quanto lungo sarà non si può dire. Come per tutti i miei concittadini con cui a Sarajevo condivido la stessa sorte. È una sorte crudele a tutti noi, sorte riservataci da psicopatici selvaggi. E così questi dei monti, non so neanche come chiamarli, ogni parola è troppo tenera per definirli, gli assassini, hanno deciso la mia mala sorte.
La giornata è estiva, bella. Il sole invita ad uscire, ma come fare se quelle bestie sono sempre in cerca di vittime? Ma non resisto ed esco con la solita convinzione “non toccherà proprio a me”. Mi siedo su un muretto per prendermi un raggio di sole. Mi godo il sole senza immaginare cosa sarebbe successo in pochi secondi. Il botto. La detonazione mi assorda. Sento dolore nelle gambe e nella schiena, vedo il sangue e scompare tutto.
Ripresi i sensi, ho capito di trovarmi in un letto d’ospedale. Per prima cosa ho guardato le gambe. Ho sorriso nonostante i dolori, c’erano tutte e due. In fasce ed insanguinate, ma c’erano. I genitori mi hanno detto che è andata bene, per come poteva andare …. Un uomo è morto, ci sono altri feriti. Ho sofferto molto, sono stati i momenti più brutti della mia vita. Ho sofferto così tanto solo quando è morto il mio unico, caro e mai dimenticato fratellino. Non capirò mai perché, che male avesse fatto il mio fratellino per finire così la sua giovane vita. Cosa ho fatto di male io e migliaia di bambini come me. Vorrei che qualcuno mi desse una risposta accettabile. Ed infine devo anche porre questa domanda: chi e perché ha voluto tutto questo?”