Monsignor Candido e ottimismo del tempo leccese
“Chi è dunque il tempo? Se nessuno me lo domanda, lo so; se voglio
spiegarlo a chi me lo domanda, non lo so.”
[Agostino, Le Confessioni, Libro XI, Capo XIV, pag. 579]
Di certo non occorre chiamarsi Albert per sapere che laddove ci sia un orologio, le sue lancette scandiscono il trascorrere del tempo e qualora siano ferme, in un tempo lontano lontano avranno assolto alla loro straordinaria missione. Lo scorrere del tempo e la simultaneità sono concetti relativi, non solo da un punto di vista psicologico ma anche fisico.
Le nostre città pullulano di orologi divenuti simboli, reperti, soggetti fotografici, protagonisti della storia che fu. Così per Lecce, città da osservare con il naso all’insù, dicono, per gli innumerevoli balconi caratteristici. Con lo sguardo attento si giungerebbe a mirare persino l’orologio incastonato nel famoso ex Convitto Palmieri, frequentatissimo luogo di ritrovo dei giovani leccesi quando il sole lascia il suo regno alla luna che risplende nel cielo. Tra un’ottima birra artigianale e belga, tra una sigaretta e un saluto all’amico ritrovato, immaginiamo lo spirito di chi inventò quello strumento di misurazione del tempo, amico e nemico degli umani. Si tratta di Giuseppe Candido, nato a Lecce il 28 ottobre del 1837. Divenuto sacerdote, insegnò lettere nel noto Liceo-Ginnasio “Giuseppe Palmieri” e nel Seminario Diocesano, ma la sua vera e unica passione era la fisica. Infatti nel 1870 riuscì ad ideare e realizzare un sistema di sincronizzazione di cinque orologi elettrici, da lui installati nelle piazze della città barocca. Non sappiamo se si trattasse di orologi al quarzo, materiale detto piezoelettrico molto diffuso per la costruzione degli stessi. Tuttavia, è noto che la stazione elettrica del Sedile inviasse contemporaneamente la stessa tensione a tutti gli orologi, facendo in modo che questi si muovessero all’unisono, rendendo possibile la magia della sincronizzazione.
E non si dimentichi che parliamo della metà dell’Ottocento, di un giovanotto dedito alla religione e alla scienza e per giunta terrone. Come scrive Francesco Lefons nel suo post su 20centesimi.it.
“150 anni fa Lecce era all’avanguardia nel mondo in fatto di tecnologia e che oggi quell’orologio non funziona perché da capitale della scienza Lecce è divenuta capitale dei week-end”.