Meravigliosamente Vintage
Ci siamo caduti tutti, prima o poi. Alzino la mano quanti di voi col passare del tempo non abbiano, almeno una volta, affidato ad armadi mai abbastanza spaziosi, un capo d’abbigliamento, che divenuto decisamente demodè per quel preciso momento storico, avrebbe un giorno rivendicato nuova vita raccontando del proprio passato. Chi non ha mai pensato: “questo tailleur non lo trasformo in un panno per lucidare l’argenteria perché forse un giorno tornerà di moda”. Ecco signore e signori, la rivincita è arrivata. E’ giunto il vostro momento di gloria. Spalancate fieri le ante dei vostri armadi, tirate fuori anche il più eccentrico maglione anni ’80, perché “lui”, il maxi pull a righe alte 5 dita non è passato di moda, bensì è meravigliosamente VINTAGE.
Ormai la filosofia del riciclo modaiolo si è impossessata di quanti, sempre attenti ad appagare il proprio desiderio di attualità, vanno alla ricerca di capi ed accessori, anche firmati, che in altre epoche hanno rappresentato e contraddistinto lo stile del momento, marchiandolo indelebilmente. Ed ecco che quella morbida mini borsa in pelle nera in cui un tempo la nonna custodiva il prezioso fazzoletto ricamato, diventa oggi la pochette che offre il giusto compromesso per rendere chic il jeans a zampa che avete indossato per l’ aperitivo. Se poi foste state così fortunate da esservi accaparrate una borsa griffata, considerate di aver fato bingo! Così il confine tra vecchio e vintage, che apparentemente e solo apparentemente potrebbe sembrare invalicabile, si fa sottile e poi magicamente scompare.
C’è da dire però che prima di diventare chic, il capo vintage, quello dei mercatini delle pulci, tanto per intenderci, non fosse guardato proprio con benevolenza. E’ stata la lontana America ad aprirci gli occhi ed apprezzare la tendenza. E da qui un turbinio di emozioni. Non c’è niente da fare, ciò che prima era agee ora cavalca l’onda. Adesso vintage è un vero e proprio stile di vita, una filosofia e, diciamocela tutta, in un periodo di stallo dell’economia, anche un bell’alibi che sa di risparmio, rende glamour e ci fa stare in pace con noi stessi a seguito di attacchi di shopping depressivo-compulsivo. È facile quindi spiegare il nascere di boutique e mercatini che trattano solo ed unicamente articoli vintage. C’è chi vende a peso improbabili, ma ineguagliabili, abiti firmati e chi scova pezzi unici in cassetti e armadi da troppo tempo chiusi e li rimette in gioco regalando loro una seconda vita. Ma attenzione a non cadere in inganno. Non è tutto vintage ciò che luccica. La domanda a questo punto è una sola. Chi decide, dunque, se un capo o un accessorio siano o meno da considerarsi vintage? Anche la risposta è una sola. La fattura e la cura dei dettagli la dicono lunga su quanto tempo sia stato dedicato alla realizzazione dell’oggetto in questione. La mancanza d’improvvisazione e la scelta di materiali di pregio raccontano maestria di altri tempi. Dopo aver chiarito questo punto resta da fare un’ ultima precisazione.
Non esiste un solo vintage. Esistono il “vintage vero”, quello dei capi usati, tanto per essere chiari ed il “vintage chic”, rappresentato dalle creazioni dei più noti stilisti di moda che rendono “vintage vero” un loro capo richiamandone semplicemente la struttura e le peculiarità. L’ attenzione ai tessuti in questo caso è fondamentale, perché il “vintage chic” reinterpreta, non copia. Basta dare un’occhiata alle proposte in passerella di mostri sacri della moda: da Oscar de la Renta a Valentino passando per Antonio Marras, solo per citarne alcuni. Tornano i misteriosi trench, l’oro e l’argento nelle maglie laminate, le calze ricamate, le stampe a fiori e quelle optical. Ma la vena vintage non tocca solo le grandi firme. Anche gli stilisti emergenti trovano ispirazione in ciò che ha un magico profumo d’altri tempi. Ed ecco che gli intramontabili tubini neri, le longuette a vita alta, gli abiti in pizzo ed i jeans a zampa non smetteranno mai di vivere, perché per indossare un capo vintage non ci sono regole.
Tutto fa brodo, purchè ci sia classe, s’intende!