La scuola che vorrei…esiste!
La rigenerazione di una società civile e morale dovrebbe provenire dagli insegnanti e dagli alunni. Quella che molti chiamano rivoluzione, forse è da intendere alla stregua di una purificazione vera e completa, un ripristino di ideali di serietà e giustizia, anche e soprattutto all’interno dell’ordinamento scolastico. Pochi riconoscono che l’analfabetismo sia ancora troppo diffuso nel nostro Paese, perché molti sono stati contagiati dal morbo che la cultura sia da considerare un lusso, un privilegio e non un diritto delle persone umane. Lo stato democratico in quanto tale deve abbeverarsi dalla fonte chiamata Scuola. Eppure, un’inchiesta del quotidiano Repubblica, il 15 febbraio 2012, ha rilevato come il numero dei giovani che non rispettano l’obbligo scolastico di 16 anni sia in costante crescita. La media è più alta degli altri Paesi europei e nelle regioni meridionali raggiunge picchi impressionanti. La media nazionale di chi lascia è del 18.8 per cento. Ma si riferisce solo agli studenti che, terminata la scuola media, si iscrivono alla scuola secondaria superiore statale. Gli studenti che superano la terza media sono circa 500 mila. Vuol dire che si perdono per strada 100 mila studenti.
L’ostacolo più importante è senza dubbio la mancanza di continuità. In Italia gli interventi nell’ambito sociale sono caratterizzati da investimenti discontinui, le istituzioni faticano a mettere in rete le esperienze positive e a fornire supporto adeguato. A detta di Repubblica solo con la continuità e la stabilità è possibile incidere in maniera sensibile sul territorio, sul contesto difficile delle zone di forte esclusione economica, sociale e culturale del Mezzogiorno. E’ grande l’impegno di tanti dirigenti scolastici, maestri e professori che, se accompagnati con gli strumenti giusti spesso troppo assenti, potrebbero superare i momenti difficili e riportare l’istruzione ad essere strumento di vera inclusione e mobilità sociale. Incredibile Il paradosso: la scuola purtroppo fa fatica a trattenere proprio i ragazzi a cui l’istruzione serve di più. Dall’Unità di Italia al 1980 la scuola ha contribuito ad alimentare l’ascensore sociale. La sua funzione, però, è molto rallentata negli ultimi anni. E’ forte il bisogno di intervenire anche nella scuola primaria, per rafforzare al massimo le competenze e conoscenze di base che è indispensabile acquisire nei primi anni di istruzione, altrimenti recuperare è difficilissimo. Sarebbe indispensabile rispondere in maniera diversificata a tutti i bisogni sostanzialmente diversi, anche all’interno di quella che continua ad essere la scuola di tutti. Per fortuna esistono le sempre gradite eccezioni. Incantevole sorpresa del panorama scolastico del Mezzogiorno e non solo, è rappresentato dal già citato Istituto Galilei Costa, una delle scuole Tecniche più prolifiche in termini di realizzazioni scolastiche ed extrascolastiche. Molti progetti della scuola sono di respiro nazionale ed internazionale, e hanno reso il “Costa” conosciuto e apprezzato anche fuori dal territorio.
Credendo nelle proprie potenzialità, nella creatività e nella voglia di guardare al futuro non con terrore, gli studenti dell’Istituto e in particolare i 25 ragazzi della classe 4B del settore economico/informatico hanno avviato delle vere e proprie azioni di marketing e organizzazioni concrete. Il fine? Creare business, per lavorare seriamente, nel luogo in cui sono nati, il Sud, e perché non iniziare a farlo già da ora, mentre frequentano la scuola? Uno dei tanti problemi che affliggono non solo la nostra Scuola ma anche la società intera è l’enorme divario tra teoria e pratica. La malsana idea, forse anacronistica, che in aula si debba fare esclusivamente teoria ha generato studenti e persino laureati, a dirla tutta, incapaci. Il giusto equilibrio tra ciò che viene studiato e l’applicazione della stessa nozione renderebbe liberi giovani e meno giovani di sperimentare e mettersi alla prova. Sperimentazione e spirito imprenditoriale sono connotazioni proprie dei cinque gruppi che promuovono i progetti. L’area d’azione è quella della “tripla A” di agricoltura, alimentazione e ambiente, che ha dato vita alla nota “Dieta Med-Italiana”, brand ideato dagli studenti del Galilei Costa, per valorizzare, diffondere la conoscenza ed incentivare la commercializzazione dei buoni e sani prodotti della terra e dell’ittica. In fondo si tratta di uno stile di vita e di alimentazione, il nostro. Il progetto di marketing si muoverà tra prodotti già consolidati, come olio e friselle, creando e registrando un marchio “Frisedda Regina”, attraverso il quale cercheranno di consorziare i migliori produttori locali e diffondere e commercializzare questa nuova ma antica tradizione culinaria della Puglia salentina. il guadagno scaturirà dai margini ottenuti dalla vendita del prodotto. E che dire del “PanSorriso”? Un dolce particolarissimo creato dal pasticciere Giovanni Venneri che, grazie all’uso di prodotti naturali del Salento come olio extravergine d’oliva Adamo e miele, che sostituiscono rispettivamente burro e zucchero, risulta essere al tempo stesso buono, naturale, digeribile e, soprattutto, sano. Ad oggi i ragazzi ne hanno concepito il nome, il logo e la forma e hanno già avviato diverse iniziative promozionali, attraverso sia il web ed i social network che i mezzi più tradizionali. Tra queste spicca l’ultima, estrosa e attualissima campagna che recita testualmente: “Fine del mondo? Tranquilli, il PanSorriso è così buono che …resuscita persino i morti”.Il margine degli studenti sarà garantito dalle provvigioni di vendita del “PanSorriso”.
Solo pochi giorni fa avevamo scritto del Movimento cinque selle, un’iniziativa a dir poco innovativa, in particolare per via della fonte da cui proviene. Oggi parliamo di marketing, cultura, territorio e capacità. Ci auguriamo che l’esempio virtuoso dell’Istituto Galilei Costa possa essere da stimolo ai timorosi. Ci vuole coraggio per crescere. E allora un applauso ai coraggiosi.