La guardiana del Patriarcato di Pec
Impalpabile, quasi eterea la figura che ti prende per mano e ti conduce in un luogo suggestivo.
Fine come il suo intelletto, è l’aspetto fisico che abbaglia gli occhi già incantati dal paesaggio circostante.
Madame Dubrille, capelli color montagna, come quella che sovrasta il posto che custodisce, occhi marroni come l’albero di gelso che domina il Patriarcato di Pec, in Kosovo. Il suo viso fotografa una vita intensa e non nasconde sacrifici e sofferenze patite in prima persona. L’italiano e il francese le sue lingue, vissuta in Francia dopo l’uccisione di suo padre per mano dei tedeschi.
Lei, la forma verbale del Patriarcato, è molto più di una guida per i visitatori che giungono nella valle di Rugova. È la storia fatta persona.
Come un faro nella notte, Madame Dubrille illumina gli affreschi che ricoprono le mura delle chiesette, come la Madonna con medaglione di Cristo, gli oggetti sacri delle chiese di Pec distrutte dall’Uck, l’icona della Madonna di San Luca, la copia della Madonna delle tre mani. Lei è lì dal 1999 “la guardiana”, circondata dalle forze della Kfor. La donna faro lascia scivolare parole che hanno il sapore dell’attaccamento alla terra: “gli italiani hanno un’attenzione particolare per la salvaguardia del nostro patrimonio artistico e religioso, perché le radici cristiane dell’Europa ci uniscono”. Con sguardo intenso, nota che la contraddistingue, sostiene che : “convivenza serba e mussulmana è possibile solo se si cambia entrambi, perché non si può continuare così”. In questa dimensione senza tempo, divenuta Patrimonio Culturale Mondiale dell’Unesco, si ritrova la religiosità e la spiritualità.
Lancia un messaggio di fiducia l’attuale Patriarca Irinej:
“Qui c’è spazio a sufficienza per serbi, albanesi e per tutti gli altri popoli che lo abitano. Serbi e albanesi hanno vissuto insieme per secoli, perché non possono vivere insieme anche oggi?” Una domanda di speranza, la nostra. Certo, tutti attendono che un giorno questo monumento in Kosovo possa essere cancellato dalla Lista del Patrimonio Mondiale in Pericolo a causa delle condizioni instabili in Kosovo e Metohija*2.
2* In serbo Kosovo Polje significa “campo dei merli”. Al termine della seconda guerra mondiale, liberato dai nazisti da parte dei comunisti jugoslavi e albanesi, diviene una provincia serba nella nuova Repubblica Jugoslava. L’intensificarsi della guerriglia separatista albanese e il cruento controllo della polizia serba nei confronti della maggioranza albanese del Kosovo, terminano con l’intervento militare Nato contro la Serbia. Ne scaturisce la risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’Onu del 1999 che pone “il campo del merlo”sotto protettorato Onu-Nato. Nessun negoziato è stato in grado di conciliare le posizioni della maggioranza albanese che anela all’indipendenza e il governo serbo, aperto ad accordare un’autonomia. Così il 17 febbraio 2008, il primo ministro Kosovaro Thaci, ha dichiarato unilateralmente l’indipendenza del Kosovo, riconosciuta da gran parte della Comunità Internazionale, ma chiaramente non dal governo serbo.
1* Patriarcato di Pec Sono quattro le chiese realizzate in due secoli da alcuni Patriarchi ed Arcivescovi serbi. San Sava, venerato in Serbia, a 16 anni rifiutò l’incarico del padre, Stefan Nemanja, di governare la regione di Hum, per rintanarsi in un convento sul Monte Athos e diventare monaco. Dopo un viaggio in Palestina, inizia l’evangelizzazione della Serbia, pertanto la costruzione del Patriarcato ricalca l’impianto della chiesa di Sion.
La più antica delle chiese è dedicata ai Santi Apostoli, nota anche come Chiesa di San Salvatore, eretta nella metà del 1200 dall’Arcivescovo Arsenie I, successore di San Sava. Nella Chiesa di San Demetrio del 1320 vengono raffigurati l’Imperatore Stefan Dusan, suo figlio Uros e l’arcivescovo Joanikje.
Nella parte sud dimorano le altre due chiese, la prima dedicata alla Vergine, realizzata attorno al 1330 dall’Arcivescovo Danilo II e quella dedicata a San Nicolas, l’unica delle quattro non collegata al nartece, l’atrio stretto e lungo tipico delle basiliche dei primi secoli del cristianesimo.