La bellezza salverà il mondo, parola di Brunello Cucinelli
Socrate sosteneva che la bellezza non nasce dalle ricchezze ma dalle virtù.
Sembra possederne veramente tante, di virtù, il soprannominato principe di Solomeo, Brunello Cucinelli. Classe 1953, nato a Castel Rigone (Perugia), l’imprenditore del cashmere è avvolgente come i suoi capolavori che produce, quando parla di filosofia, della sua azienda e del suo sogno etico. Gli studi universitari in ingegneria non lo rappresentavano, così decide di frequentare assiduamente il negozio di abbigliamento della sua fidanzata. E’ lì che si appassiona alla bellezza, al gusto e allo stile della maglieria. Scopre Dostoevskij e si immamora dell’immagine della bellezza che salverà il mondo.
“Ho deciso che qualsiasi giovane che venga a lavorare nelle nostre imprese sappia tutto di me e della mia vita. Da sempre ho immaginato e voluto avere un rapporto impostato su basi di fiducia e collaborazione. Sono convinto, per l’Italia in particolare, che ci sia un sicuro avvenire se sapremo produrre beni di grande qualità, di grande artigianalità e di grande unicità, qualità queste che appartengono alla tradizione delle nostre genti. Ma ciò che mi preoccupa di più, è come riuscire a convincere i giovani, i ragazzi a venire a lavorare nelle nostre imprese, dal momento che, a causa della bassa remunerazione (poco più di mille euro) ritengono che il loro lavoro non sia dignitoso o che non abbia alcun significato”.
Il Brunello, imprenditore umbro, sposa l’idea di Lorenzo Il Magnifico, quando afferma che gli artigiani siano i fratelli dei grandi artisti. Non si reputa l’homo faber, proteso soltanto ad accaparrare profitti; piuttosto aspira a divenire homo sapiens, proteso a realizzare la propria identità. Con i suoi 59 negozi in tutto il mondo, tra Parigi, Londra, Roma, Tokyo, Ginevra, Milano, nel suo castello di Solomeo, piccolo borgo umbro, aspira ad ottenere profitti, credendo nel capitalismo, ma allo stesso tempo, vuole fortemente far sì che questi non arrechino mai danni all’umanità. Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dento di me, come diceva il filosofo Kant. E dalla fonte dell’etica e della morale cerca di abbeverarsi l’uomo e imprenditore. Così decide di ripartire i profitti secondo 4 criteri:
- la prima parte è destinata all’impresa, a quell’impresa di cui si sente custode e non proprietario;
- la seconda parte è riservata alla famiglia;
- la terza va ai ragazzi che collaborano nell’azienda, perchè possano lavorare in un modo migliore e vivere in maniera conforme alle loro attese;
- la quarta è quella destinata ad “abbellire il mondo” attraverso gli aiuti a chi è in difficoltà, costruendo ospedali, asili, biblioteche, teatri.
L’impresa deve rispondere a una sua etica. Al suo interno, nei rapporti interpersonali e all’esterno, cerca di porre i valori umani al primo posto.
E’ fondamentale sentirsi responsabili del proprio lavoro, senza bisogno di fiscalismi e senza penalizzare la propria individualità. Ognuno, in un gruppo unito, ha un ruolo da svolgere per il bene di tutti. Il cashmere colorato da lui ideato e realizzato costituisce una vera e propria rivoluzione stilistica. Curando la mente con lo studio e l’animo con la preghiera e il lavoro, Brunello Cucinelli dichiara di voler “restituire bellezza e dignità alle cose sepolte dall’oblio dell’uomo sotto la polvere del tempo”.
Forse quel misticismo che pervade l’Umbria, gli insegnamenti di San Francesco e dei maestri dell’anima quali i filosofi Socrate, Seneca, Marco Aurelio e Alessandro Magno, ma soprattutto i precetti del padre e della madre, hanno reso l’uomo-imprenditore forse uno dei pochi esempi da seguire in un Paese come il nostro, dove l’apparenza, lo sfarzo, la ricchezza in quanto tale è tanto denigrata quanto venerata.
Uno dei pochi esempi soprattutto nel momento in cui decide di condividere i 5 milioni di utili con i suoi 783 dipendenti che si troveranno in busta paga più di 6mila euro; una sorta di dono di famiglia, qualcosa che va al di là dell’azienda, che è quotata in borsa. Insomma, buon Natale!