Il silenzio non è d’oro, ma dolo!
Ho sognato che una calda sera di un lunedì di maggio le “piccole cose potessero fare la differenza”.
Ho sognato che la bellezza dei gesti, degli sguardi complici, delle strette di mano sincere e delle storie che raccontano storie senza mai autocelebrarsi, potessero scavare, goccia dopo goccia, un buco dove infilarci e seppellire la bruttezza.
Ho sognato che generazioni diverse di giovani trovassero un punto di incontro, un percorso da condividere per camminare insieme, uniti, in una stessa direzione, a testa alta, sguardo fiero, con il sorriso sulla bocca e soprattutto attraverso la voce.
L’orrore non si combatte con l’orrore. Uno degli obiettivi cardine delle organizzazioni mafiose è quella di tapparci la bocca, eliminare ogni suono, strappare ogni possibilità di agire secondo coscienza e dignità, accerchiando e isolando chi reagisce, perché il Noi intimorisce, destabilizza.
La bellezza, il sorriso, la vita degna di essere vissuta è da abbattere. Bisogna decidere da che parte stare. Ho sognato che in una calda sera di inizio maggio, giovanissimi, giovani e meno giovani potessero schierarsi a viso aperto, decidere, scegliere i luoghi in cui poter agire. Hanno evitato la via più breve e forse più semplice. Hanno evitato di scegliere di non scegliere, illudendosi di non aver compiuto alcuna scelta.
Ho sognato che di mafia si possa parlare, sempre, in qualunque momento e con chiunque. Che si possa chiamarla per nome, guardarla in faccia.
Lunedì, quel lunedì di inizio maggio, il 4 maggio 2015 è esistito veramente. Alle 21 presso le officine culturali Ergot, a Lecce, le “piccole cose” hanno fatto la differenza. Come sostiene Ismaele La Vardera, un 21 enne dall’aspetto nordico ma siculo doc, che ti ammalia come Cicerone con l’arte della bella oratoria, pregna di sostanza. Lui, Ismaele, è il presidente palermitano dell’Associazione Nazionale Verità Scomode, il cui scopo è il supporto e la diffusione di tutte quelle cose che non vengono alla luce. “Vuole fungere da stampella per quei cittadini che rivolgendosi ad essa vogliono far emergere dati, fatti, notizie e soprusi mai venuti a galla”. Ismaele porta alla luce la vicenda degli scrutinatori di Villabate (Pa) selezionati per le europee del 25 maggio 2014. Con l’aiuto della potenza mediatica della trasmissione di italia 1 Le Iene, considerando la mania tutta italica di essere fedeli sempre a ciò che dice la tivù, il sindaco di Villabate, Cerrito e il vicesindaco Giglio e gli assessori, rassegnano le dimissioni.
Il 21 enne crede nel giornalismo, quello che non ha nulla a che vedere con i pomeridiani in televisione, con le inchieste fantasiose e gli scoop da lacrima facile. Crede nel potere delle parole, dei fatti, dell’inchiesta che fa sudare, sporcare le mani, ma che libera le verità intrappolate da omertà e perbenismi.
Assieme ad Ismaele, Paolo Paticchio, giovane presidente dell’Associazione Terra del fuoco mediterranea, da dieci anni sul territorio salentino. Un Salento che forse, crede o vuole credere che la mafia, la Sacra Corona Unita, sia un capitolo ormai chiuso della sua storia. Perché c’è chi sostiene che il modello turistico gallipolino sia da esportare. Perché c’è chi difende modelli che puzzano di camorra, come puzzano i rifiuti tossici in cui siamo sommersi. Basterebbe aprire il giornale per accorgersi che la SCU non solo non sia un capitolo chiuso, ma stia costantemente scrivendo mille altre storie, che poi sono le nostre. E’ arrivato il momento di rigettare quel silenzio che è assenza di dignità e alzare gli standard.
Così, viene ricordata la piccolissima Angelica Pirtoli, uccisa a 2 anni, vittima del delitto di mafia più agghiacciante nel Salento. Dopo 24 anni i sicari hanno un nome: Luigi De Matteis e Biagio Toma. I dettagli sono terribili: Biagio Toma è sceso dalla macchina, ha preso la bimba per i piedi e l’ha sbattuta 5 volte sul muro. Per i piedi. Contro il muro. Il cranio era maciullato. Angelica è l’emblema della falsa illusione che la mafia non tocchi i piccoli.
Parlare di Angelica, rompere il silenzio, è un atto pieno di amore e di legalità, perché il silenzio è dolo. È questo il titolo del brano di Marco Ligabue, con la collaborazione straordinaria del rapper palermitano Othelloman e del cantautore Lello Analfino dei Tinturia. Il brano è una vera e propria denuncia artistica contro tutte le mafie. E’ diventata una proposta di legge, una campagna contro la criminalità.
Il Silenzio è Dolo e non d’oro, come vogliono farci credere: i mafiosi non vogliono infatti che si parli di mafia, ma il silenzio e l’omertà fanno solo danni e bisogna alzare la testa “uniti” contro questi criminali.
…bisogna andare via da questo silenzio, da questo tempo rubato…non c’è più tempo.
…prendiamoci quel sogno, per via d’Amelio e per Capaci…il silenzio è dolo
…ormai siamo abituati a tutto, loro la chiamano normalità dando la colpa agli altri come non ci riguardasse, come nessuno avesse la responsabilità…
E le responsabilità se l’è prese tutte quante Paride Margheriti, quando ha deciso di denunciare ai carabinieri di essere vittima di racket e usura, nel 2012. Le indagini si conclusero con l’arresto di due persone ritornate libere dopo poco l’arresto per un vizio di forma. Paride continua a ricevere minacce di morte, intimidazioni, isolamento da parte delle istituzioni che non lo tutelano. Ma Paride non molla. E’ presidente dell’associazione Antiracket e antiusura di Erchie e Torre Santa Susanna, coordinando sei associazioni operanti nel brindisino. Vuole lottare. I suoi errori li ammette tutti quanti. “Non mi esimo da ogni forma di responsabilità, di certo però il fine della mia battaglia a volto scoperto, che mi espone a rischi elevatissimi, è quello di dare coraggio a chi è vittima di una piaga sociale che dilania la vita di tantissime persone”. Non abbassare mai la guardia.
Non possiamo continuare a darci per vinti, a credere che nulla possa cambiare. Siamo diventati il paese della corruzione per eccellenza. La mafia vuole corrompere anche la nostra voglia di ridere, di sorridere alla bellezza, come quella che si è creata lunedì 4 maggio. Un’organizzazione della legalità organizzata. Un Noi che cantava sulle note degli artisti, uno schiaffo morale a chi ci isola e pensa che i giovani non abbiano speranze, perché i giovani sognano e lo fanno bene!