IL CONFLITTO BALCANICO. Storia di una guerra “matrioska”
Diversa da tutte le precedenti. Difficile da capire, seguire, metabolizzare. Come una matrioska, sotto il nome di “conflitto balcanico”, omnicomprensiva, questa guerra ha racchiuso al suo interno almeno 6 conflitti civili terribilmente duri e inusitatamente violenti come mai prima in Europa dal dopoguerra.
Per chi non fosse all’epoca riuscito a tesserne le fila, riassumo in questa sintesi che mi auguro possa essere intellegibile, 8 anni circa di martirio alle porte di casa.
Voglio farlo con una citazione importante di Albert Einstein che recita così:
“Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare”.
Il 4 maggio del 1980 muore il maresciallo Tito, Presidente della Repubblica Socialista Federale di Jugoslava, uno Stato costituito da 6 Repubbliche e due Province autonome dove si parlano 7 lingue, sono in uso 2 alfabeti, latino e cirillico, convivono fedeli di 4 religioni.
Senza alcuna disponibilità a negoziare soluzioni per dividere il paese, i nazionalisti rivendicano stati omogenei sulle spoglie di una federazione composita dal punto di vista etnico.
Nel 1991 Slovenia e Croazia dichiarano la propria indipendenza dalla Jugoslavia.
In Slovenia, gli scontri con l’esercito federale Jugoslavo durano solo alcuni giorni. In Croazia invece ha inizio una lunga guerra che continua fino all’estate del 1995. Qui, la consistente minoranza serba, che si era opposta con le armi alla secessione dalla Jugoslavia, alla fine è costretta alla fuga.
In Bosnia Herzegovina, un referendum sull’indipendenza nel 1992 produce la spaccatura della Repubblica più multietnica della federazione. Le comunità Musulmana e Croata votano a favore della secessione mentre i Serbo-Bosniaci boicottano la consultazione. Scoppia quindi la guerra più cruenta della dissoluzione Jugoslava che provoca circa 100.000 vittime, oltre 2 milioni di rifugiati e sfollati e un nuovo genocidio in Europa. Lo scontro è violentissimo; i Serbi cingono d’assedio per 43 mesi Sarajevo la capitale della Bosnia.
Nel novembre 1995 vengono firmati gli accordi di pace a Dayton che pongono fine alla guerra in Bosnia ma non risolvono i problemi del paese che viene posto sotto la tutela internazionale per assicurarne la ricostruzione e facilitare il ritorno dei profughi. Vengono confermate le vecchie frontiere degli stati della Repubblica Jugoslava e viene prevista la creazione di 2 unità statali all’interno della Bosnia: la Federazione di Bosnia Herzegovina e la Repubblica Serba di Bosnia.
Intanto in Kossovo, provincia autonoma della Serbia nella Jugoslavia di Tito, il conflitto da anni contrappone le due comunità principali, albanesi e serbi sul tema dell’autonomia cancellata dal Presidente Serbo Milosevic nel 1989. L’escalation di violenza ai danni della comunità albanese del Kossovo, provoca il coinvolgimento della comunità internazionale. Dopo alcuni tentativi di soluzione diplomatica, nel 1999 la Nato scatena una campagna di bombardamenti su Serbia, Montenegro e Kossovo. Con il ritiro dell’esercito Jugoslavo dal territorio kosovaro, viene creato un protettorato internazionale.
La guerra in Kossovo, destabilizza la vicina Repubblica di Macedonia, indipendente dal 1992. Le rivendicazioni di maggiori diritti da parte della minoranza albanese sfociano nel 2001 in scontri armati. Dopo alcuni mesi di guerra la comunità internazionale spinge le parti a firmare gli accordi di Ohrid con cui si pone fine al conflitto. Da parte macedone 60 persone persero la vita, mentre è tuttora sconosciuto il numero delle vittime albanesi. Benché confinata in termini di casualità umana (comparata con il resto dei conflitti nella ex Jugoslavia), la guerra causò un enorme danno materiale e una massiccia emigrazione forzata. Molti villaggi furono bruciati. Circa duemila persone, prevalentemente macedoni, fuggirono prima del conflitto, e ancora non hanno fatto ritorno alle proprie abitazioni.
Nel 2006, anche Serbia e Montenegro, le ultime 2 repubbliche della Jugoslavia rimaste unite fino a quel momento, si separano.
Da ultimo, il 17 febbraio 2008, il Kossovo si dichiara indipendente dalla Serbia.
15 anni di conflitti hanno duramente colpito la natura multietnica della regione; provocato la morte di almeno 150.000 persone, spinto alla fuga milioni di profughi e comportato enormi distruzioni. Sulle ceneri della Jugoslavia sono stati creati 7 nuovi stati. Di questi, solo la Slovenia è oggi membro dell’Unione Europea. Gli altri, attraversano ancora la difficile transizione alla democrazia.