Il bianco, il nero e i sali d’argento: the Darkroom Project
Dal buio può nascere la luce. L’oscurità partorisce un’immagine. E’ la magia della scrittura con la luce, la fotografia. Si partì dalla camera obscura. Era il 1727 quando un professore tedesco di anatomia, Schulze, scoprì che i sali d’argento fossero fotosensibili. Tuttavia, colui che riuscì a combinare i sali d’argento con l’immagine del foro stenoscopico fu Joseph Niepce, quasi un secolo dopo. Ma come fissare l’immagine ottenuta? A questo ci pensò il francese Daguerre, che nel 1835 capì che i vapori di mercurio assieme al comune sale da cucina fissavano l’immagine. I dagherrotipi, pur nella loro rivoluzionaria riproduzione della realtà erano in positivo. L’invenzione del negativo fotografico si deve al matematico inglese William H. Fox Talbot che lo sperimentò tra il 1833 e il 1835. La brevissima storia della fotografia serve per presentare un’idea. Nel nome del progetto è racchiuso l’obiettivo e la motivazione che ha condotto Luciano Corvaglia a realizzare “The Darkroom Project”, in collaborazione con l’Associazione Culturale WSP Photography. The Darkroom Project Exhibition è un progetto dedicato alla stampa da negativo in camera oscura che mira a condurre il visitatore oltre la semplice visione della stampa fotografica. L’esposizione è un’occasione di incontro e di confronto tra gli appassionati e i professionisti del mondo della camera oscura.
Un enorme contenitore al cui interno possono mostrare e mostrarsi i 70 fotografi di fama nazionale, internazionale ed emergenti. Dopo Muro Leccese, l’esibizione ha fatto il suo approdo il 29 novembre a Lecce, presso Eos Hotel. Non resta che immergerci nel mondo in bianco e nero oltre le innumerevoli sfumature di grigio.