#coraggio. La genialità del TEDxLecce
“Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia ora”. Questo l’insegnamento di Goethe. Tanto è stato scritto sui sogni, sulla forza del fare e sul coraggio. Ma è ancora troppo il bisogno di confermare la loro potenza, la fondamentale importanza nel nostro modo di vedere le cose e di viverle. E così, c’è chi crede “ancora” nelle parole, reputandole veri e propri pilastri, come Gabriella Morelli e Vito Margiotta, fondatori dell’associazione “Diffondere Idee di Valore” che hanno reso possibile “il progetto” TEDxLecce; (da TED, l’organizzazione no-profit che si pone come obiettivo quello di diffondere idee di valore, appunto) attraverso storie, raccontate da chi l’ha vissute. Sabato 26 ottobre 2013, dalle ore 15.00, trenta esperienze di vita sono state portate alla conoscenza di chi ha voluto ascoltarle e farle proprie, promosse dal palco del nostro teatro Politeama Greco. Una, la parola chiave: coraggio.
Il latino aiuta sempre a capire l’essenza delle cose. Infatti, questa maestosa parola non poteva che derivare da coraticum o anche cor habeo, aggettivo derivante dalla parola composta cor, cordis cuore e dal verbo habere avere. Lo ha spiegato perfino il primo tra i coraggiosi al calcare il palco, il linguista Massimo Arcangeli, per il quale si ha più bisogno di ascoltare che di vedere, in questo preciso momento storico. Tutti ci portiamo dietro quello che siamo e tutti commettiamo degli errori, più o meno grandi. Citando Il mestiere di vivere di Pavese, ha sostenuto l’importanza di affrontare le proprie paure, poiché non ci si libera di qualcosa evitandola, ma soltanto affrontandola. Uscire dagli schemi, vivere i propri sogni e non quelli altrui. Questo il coraggio che impone fatica, forse, quell’andare oltre i limiti soggettivi.
Si legge ne il manifesto di TEDxLecce “…ci vuole coraggio per capire che per ogni chiusura c’è anche immediatamente un’apertura, che un confine può essere valicato, che il limite nel momento in cui è posto può essere spostato, che guardare al futuro è una predisposizione irrinunciabile…senza retorica né enfasi, i relatori ci indicheranno che il coraggio è una parola alla quale non bisogna mai stancarsi di dare un’opportunità”.
Quelle sei ore trascorse in platea, tra ragazzi e meno giovani che come me avevano gli occhi accesi e gli orecchi pieni di vita, quella vita che ascoltavamo, quelle sei ore hanno aperto una finestra. Ora, ognuno può scegliere se fare capolino, accontentarsi della boccata di aria pulita ricevuta nella nostra città o, se invece, occorre scavalcarla ,quella luminosa finestra, per cercare la chiave che ciascuno di noi potrebbe avere, per aprire il proprio portone. A scuotermi positivamente, a lasciarmi estremamente entusiasta, è stata la storia di uno in particolare, che forse poco c’entra con il mio curriculum, poco con il mio approccio pseudo umanistico, ma che per la grandezza dell’idea inversamente proporzionale all’età di chi l’ha generata, è l’antidoto di chi ha poca fiducia nei giovanissimi d’oggi. E’ la storia di Federico Morello. Sale sul palco con una padronanza da relatore cinquantenne alla sua ennesima conferenza, di quelli cui Simona Ventura apprezzerebbe con la tipica espressione “mi sei arrivato” e una proprietà di linguaggio alla Renzi più Baricco con una massiccia dose di concretezza. Classe 1995, nasce nella pedemontana friulana. Si definisce un ragazzo come tutti gli altri, perché guarda, ascolta, dorme, legge, scrive. Ci racconta, però, che a 13 anni e poco più si accorge di una notevole assenza nel suo paesino: l’assenza della banda larga. Così, come farebbe un bambino alle prese con la lettera di Babbo Natale, inizia a contattare Sindaci, Assessori e Aziende TLC. Federico voleva una sola cosa: la banda larga, e non si è vergognato, non ha mollato, non ha pensato alla sua giovane età come ostacolo insormontabile.
Ha presentato un progetto in Comune collaborando con NGI e, dopo aver combattuto per oltre un anno contro la connessione lenta, ora naviga a 10Mbps. Non ha gettato la spugna, perché forza e coraggio è anche non sentirsi sempre impreparati, sempre inferiori. Guai a definirlo speciale. Federico si sente come tutti, perché elogia l’eccezionalità di tutti, se solo avessero meno terrore del “fare”.
Dal 2009 a Giugno 2011 è stato responsabile regionale FVG dell’Associazione Anti Digital Divide, fondando il movimento FriuliADD con cui ha esportato il modello applicato a Lestans in tutta la regione.
Dal Novembre 2011 lavora al Progetto PaneDigitale, una piattaforma che rivoluzionerà la lotta al digital divide e le modalità di copertura dei territori non raggiunti da una connessione internet veloce ed efficiente.
Il 1° Giugno 2012 è stato nominato dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano Alfiere della Repubblica.
Non serve essere dei geni per fare qualcosa. Non occorre vincere un Nobel per sporcarsi le mani di ciò che davvero ci interessa, singolarmente e come comunità. Ce lo insegna Kerry Kennedy, la cui mission è quella di rendere il mondo più leale. Ci ha raccontato la sua esperienza di promotrice dei diritti umani, di come si possa essere il cambiamento senza seguire il flusso, contrapponendo al braccio fisico, un altro e più nobile muscolo, quello della propria coscienza.
In quei 15 minuti di intervento, in quei minuti così intimi che ciascuno dei relatori ci ha donato, si è avuto cura di dimostrare che quella non fosse la verità assoluta, che la loro non fosse l’esperienza con la e maiuscola cui tutti dovevano piegarsi e pregare. Ci hanno semplicemente offerto degli spunti, dimostrando che si può fare, perché non c’è nulla di speciale, nulla di eroico nel loro dna. Lo stesso diceva Steve Jobs, quando asseriva che “il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone…dobbiamo avere il coraggio di seguire il nostro cuore e la nostra intuizione”. Si dice che da cosa nasce cosa. L’augurio che possiamo fare a questa città, a noi tutti, è che esperienze come Tedx possano rientrare nell’ordinario in una società civile e che possano destare attenzione per i contenuti, non solo per la straordinarietà dell’evento in sé, una volta l’anno, così da superare la paura di scoprire che, in fondo, siamo migliori di come ci descrivono o di come ci limitiamo ad apparire.