Banchetti festini corruzione potere: da Trimalcione al Papi nazionale
” Macaroni! …uhm… macaroni! Questa è robba da carettieri. I nu’ mangio macaroni, io so’ americano… Macaroni… m’hai provocato e io te distruggo, macaroni! I me te magno!A me m’ha bloccato la malattia… ” (A. Sordi)
Non sono rari i casi in cui il banchetto assume una funzione ostentatoria. Al di là del gusto, esso diventa simbolo di un potere che si vuole dimostrare attraverso un consumo spropositato di cibo e un’architettura conviviale che mira alla magnificenza. Il potente è colui che ha saputo organizzare sapientemente l’intero apparato di cucina, ha saputo invitare le persone giuste e scegliere i cuochi adatti a trasformare la tavola in una “tavola da guardare”. Artifici, teatralità, apparenza diventano gli elementi a cui fanno riferimento, soprattutto, i parvenus. Una sorta di riscatto muove le intenzioni di chi, povero arricchito, intende emanciparsi da un passato umile e avere un posto tra le élites. Ma il troppo, come sempre accade, storpia. E il nuovo ricco che si atteggia a nobile è facilmente riconoscibile per l’eccessivo sfarzo che mal si concilia con un raffinato senso estetico.
E chi meglio del Trimalchione di Petronio rappresenta l’emblema del parvenu?
Liberto affrancato, ha saputo sedurre i suoi padroni e accumulare un’immensa ricchezza e, da lì ha avuto inizio la sua scalata sociale. Nell’episodio che lo vede protagonista, egli organizza una cena e Petronio si diverte nel descrivere minuziosamente ogni particolare barocco della casa. Oro, argento e bronzo colorano i molteplici accessori disseminati nello spazio.
Trimalchione fa il suo ingresso trionfale nel triclinio, in ritardo, portato a suon di musica da schiavi, sprofondato in una miriade di cuscini. Un mantello scarlatto infagotta il suo collo, due enormi anelli placati in oro e dei braccialetti in oro e avorio ornano, rispettivamente, le dita e le braccia.
Le interminabili portate e i colpi di scena gastronomici raggiungono i limiti dell’assurdo. False uova che contengono beccafichi, cibi che riproducono i segni dello zodiaco, carne suina camuffata in forma di oca, un cinghiale arrostito dal cui ventre vola uno stormo di tordi, un maiale cotto le cui viscere sono salsicce e sanguinacci caldi. Il servizio, fatto da uno stuolo di schiavi che si alternano, è immediato. Tra una pietanza e l’altra, raffinatezza delle raffinatezze, il vino, mica l’acqua, viene versato sulle mani dei convitati. Tra saltimbanchi, schiavi che si denudano, cantano, danzano, la cena procede con il padrone di casa che fa sfoggio della sua cultura fatta di nozioni orecchiate e improbabili discorsi filosofici. Il suo interessamento a uno schiavo scatena l’ira della moglie e la cena si avvia verso la sua fine.
Eppure, a ben guardare, il satiro esibizionista creato da Petronio non è un esempio isolato e nemmeno lontano nel tempo. I festini di Trimalchione sanno di familiare, di sentito dire e, ahimè, di attuale. Festini, banchetti, corruzione, potere sono gli ingredienti alla base dell’Italietta politica di oggi. E le foto immortalanti i rendez-vous del caro papi nazionale rispecchiano la sordidezza estetica di un ambiente corrotto. Gli elementi petroniani ci sono: banchetti, ostentazione, potere, mercificazione di corpi (meglio, se giovani), danze, canti, mimi, esorcismo contro il tempo. La lista potrebbe essere completata da un neologismo creato ad hoc per la situazione: bunga-bunga e… l’assonanza con giungla potrebbe non essere una coincidenza!
Ora, se ai banchetti/festini del papi ( in questo momento ce ne sono tanti e in tutte le regioni di Italia ) , ci siano delle ancelle atte a versare del vino sulle mani dei convitati, non ci è dato saperlo. Ci limitiamo a osservare le evidenti analogie e trarne le ovvie conclusioni.