Aspettando il World Press Photo 2013
La fotografia è una cosa semplice; a condizione che abbia qualcosa da dire, affermava Mario Giacomelli. Hanno più che qualcosa da esprimere i fotografi del World Press Photo 2013, il più importante concorso di fotogiornalismo del mondo. Da oltre cinquantanni, vengono premiati i fotografi che riescono a riassumere in un solo scatto le mille sfumature dell’esistenza, disegnando con la luce le ombre più oscure del quotidiano, cogliendo la natura umana nella sua bellezza e nei suoi aspetti più tragici ma reali. Non mentiva Henri Cartier Bresson quando sosteneva che le fotografie possono raggiungere l’eternità attraverso il momento.
Questa nuova edizione del concorso, che partirà a dicembre, vanta tre nuove categorie, per evidenziare i mutamenti del fotogiornalismo. A valutare le candidature, una giuria internazionale di diciannove professionisti del settore, capitanati da Keith W. Jenkins. Samuel Aranda è stato il vincitore del World Press Photo dello scorso anno. Il fotografo spagnolo ha collaborato con il New York Times, Le Monde, Newsweek, Stern e Geo. La foto che lo ha incoronato re del fotogiornalismo è stata scattata nello Yemen, a Sana’a. Ritrae una donna completamente coperta da un velo nero che sorregge un uomo ferito durante gli scontri contro il presidente Saleh.
Il World Press Photo del 2013 non si accontenta di supervisionare e mostrare i ritratti, di affrontare temi e personaggi di attualità, la vita quotidiana in tutte le sue declinazioni, ma intende altresì dare spazio alle categorie legate ai formati per il web. Viene inclusa la fotografia e/o film in combinazione con animazione, grafica, illustrazioni, audio/testo.
Per ulteriori informazioni, è consultabile il sito del concorso.
I fotografi cercano verità e bellezza, spingendosi a vedere senza preconcetti. La scrittrice Isabel Allende scriveva che “la macchina fotografica è uno strumento semplice; anche il più stupido può usarla. La sfida consiste nel creare attraverso di essa quella combinazione tra verità e bellezza chiamata arte. E’ una ricerca soprattutto spirituale…”