Arte sacra e fede, il fascino del mistero nella Triennale
C’è un motivo per fermarsi a Lecce in piazza Duomo, raggiungere le porte del Seminario e oltrepassarle. E non è solo la magia dell’esplosione del barocco di Cino, l’architetto che firmò la facciata e le decorazioni del pozzo della Vera ovale che domina il chiostro. Per pochi mesi, entrare nel Museo Diocesano significa incontrare l’arte sacra contemporanea che nella Triennale, ideata da Toti Carpentieri, si conferma evento esclusivo e di rilievo internazionale. Fu diciotto anni fa, con le sculture di Armando Marrocco (“Testimoniare la Fede”, 1997), autore tra l’altro del portale in bronzo della Cattedrale, a prender vita la rassegna che avrebbe a sua volta generato la Gasc, la Galleria di arte sacra contemporanea, l’unica in tutta l’Italia centro meridionale. Dal 1997 ad oggi, con le mostre monografiche dedicate a straordinari scultori, Giacomo Manzù(“Tu sei bellezza …”, 2000), Francesco Messina (“Un’ispirazione religiosa”, 2004), Luciano Minguzzi (“Un racconto straordinario”, 2006) e Mimmo Paladino (“Sacra”, 2009), non si è mai interrotto un percorso che, nel segno della bellezza, porta a dialogare l’Arte e la Fede e che per questa sesta edizione presenta nove sculture del maestro polacco Igor Mitoraj, di ritorno da Agrigento dove ha espostonella Valle dei Templi. Per ammirarle basta varcare la soglia della Cappella di San Gregorio Taumaturgo. L’incanto della bellezza è assoluto. È impossibile non restare affascinati dai lineamenti classici che rimandano ai canoni di Policleto, dal gioco di volumi spesso interrotti con strappi che generano frammenti togliendo l’unità alla figura ma non il fascino, il mistero. Probabilmente anche in ciò che potrebbe sembrare imperfezione, come quella patina bluastra mista alle terre di fusione in superficie, si nasconde la potenza espressiva che lascia ammutoliti e porta il pensiero oltre la figurazione. Cosa penseranno le donne che sembrano guardare alla testa recisa di San Giovanni Battista, ultimo profeta ma anche primo apostolo di Cristo? Quesiti che come bende avvolgono il volto del’Eclissi grande, metafora di un’umanità in crisi disorientata dalle difficoltà, dalle paure. Quesiti che si mescolano ai dubbi ma che si sciolgono nel dogma della Fede. Esemplare in tal senso è la reazione di Maria all’annuncio dell’Angelo, fissata nei pannelli che Mitoraj ha realizzato per le porte della Chiesa romana di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri. La Vergine, umile serva, accetta di portare in grembo il Figlio di Dio che si incarna e si sacrifica per tutti gli uomini. Ma la croce, simbolo del sacrificio e del gesto d’amore più grande, nel pannello Cristo, realizzato per la porta della Resurrezione, è rappresentata dai solchi che scavano il corpo del Signore che racchiude in sé la potenza del messaggio evangelico, essendo egli stesso il Mistero e la Speranza.
Come il titolo scelto per la mostra che ha portato a Lecce lo sguardo artistico di Mitoraj, il suo costruire per frammenti il racconto infinito della bellezza di Dio. E sul tema del “Buon Pastore” hanno risposto all’invito ventidue artisti: Giuseppe Afrune, Ariel Auslander, Floriano Bodini, Ennio Calabria, Ettore Calvelli, Michele Carafa, Sandro Chia, Christophe Demaitre, Gigino Falconi, Michelangelo Galliani, Omar Galliani, Fiorentina Giannotta, Emilio Greco, Armando Marrocco, Mimmo Paladino, MathiasQuetglas, Ugo Riva, Salvatore Sava, Sarai Sherman, Salvatore Spedicato, Velasco Vitali e Giovanni Zoda. Con le loro opere, molte delle quali in esclusiva, hanno aderito ad “Exempla. Il buon pastore”evento, quest’anno, rapportato all’Arcivescovo Metropolita di Lecce, Monsignor Domenico D’Ambrosio, che nella sua prima lettera pastorale, il 21 aprile 2011, assumeva il suo incarico “nel nome del Signore Gesù, l’unico e vero buon pastore” e ha voluto dare continuità al progetto artistico voluto dal suo predecessore Monsignor Cosmo Francesco Ruppi. Un progetto che si completa con la terza sezione il Concorso Paolo VI, dedicato al Papa che nel lontano 1973 accogliendo gli artisti nella cappella Sistina in occasione della Collezione d’arte religiosa moderna dei Musei Vaticani proponeva una lettura della contemporaneità e gettava un nuovo ponte trala Chiesa e l’arte come si legge nel saggio di Giovanni Gazzaneo che impreziosisce il catalogo con i testi di Micol Forti e Toti Carpentieri (Editrice salentina). Tra i novantatréartisti italiani e non, segnalati da direttori di importantimusei oltre che da critici e storici dell’arte, la giuria, composta da Toti Carpentieri, Mons. Fernando Filograna Vicario dell’Arcidiocesi di Lecce, Caterina Ragusa della Sovrintendenza BAP di Lecce, ha assegnato il premio all’opera “Hombre” del fotografo leccese Massimiliano Spedicato, i tre premi-acquisto per la pittura a Anna Seccia, Roberto Silvestrini Garcia e Annamaria Trevisan, quelli per la scultura a Vittorio Fava ,Vito Russo e Tarshito; tutti confluiranno nel corpus di opere della Gasc arricchendo un aspetto iconografico poco frequentato nell’arte sacra dell’ultimo secolo.